Det sjunde inseglet

Titolo: Det sjunde inseglet
Regia: Ingmar Bergman
Anno: 1957

Det sjunde inseglet: poster

Poster de Il settimo sigillo, in svedese Des sjunde inseglet. La morte è quella con il preservativo nero addosso.

Il settimo sigillo è un film ambientato nel periodo delle crociate, un periodo, quindi, in cui la religione occupava una parte considerevole dei pensieri della gente. I protagonisti di questo film sono diversi: da una parte ci sono un cavaliere e il suo scudiero, dall’altra una piccola troupe di artisti di strada (3 persone più un neonato), che vivono al meglio delle loro possibilità giorni cupi e incerti, quando cose come la legge e l’ordine erano in balia della follia di una religione che giustificava guerre, caccie alle streghe, autoflagellazioni di gruppo per redimersi dai peccati, e insomma, siamo nel medioevo dopotutto.

Det sjunde inseglet: flagellanti

Molti storici hanno fatto notare i tanti anacronismi del film, che unisce elementi appartenenti a fasi diverse del medioevo. Al regista interessava un’ambientazione piena di angoscia, dolore e pessimismo per portare avanti le sue riflessioni esistenziali, più che un accurata ricostruzione storica.

Il film sin dall’inizio mostra persone che, seppur di estrazione medio-bassa, intavolano discorsi piuttosto profondi sulla vita e sulla morte (soprattutto sulla morte), con dialoghi molto letterari, pieni di enfasi, di espressioni poetiche. La cosa non disturba più di tanto all’inizio, perché ci sono comunque le storie dei nostri protagonisti da raccontare, soggetti che si svelano lentamente, come lentamente si svela il mondo in cui vivono, o forse sarebbe meglio dire sopravvivono. Sin dall’inizio del film, infatti, i nostri protagonisti sono accompagnati dalla notizia che la peste si sta diffondendo, cosa che sollecita ancor di più, se mai ce ne fosse stato il bisogno, le riflessioni filosofico-esistenziali sulla morte.

Det sjunde inseglet: Jof, Mia e il piccolo Mikael

Forse l’unico elemento del film a rappresentare la vita in opposizione alla morte è costituito da questa coppia di artisti di strada con il loro piccolo figlioletto.

La morte tra l’altro è presente fisicamente nel film come personaggio che compare in diversi momenti, ora a rammentare che prima o poi tocca a tutti passare sotto la sua ala, ora a prendersi la vita di uno dei personaggi del film, mostrando tutta la sua spietata impazienza. Le discussioni sulla morte quasi inevitabilmente portano ad altre discussioni sulla religione, e infatti anche questa fa sentire la sua pesante presenza per tutta la durata del film.

Det sjunde inseglet: giocare a scacchi con la morte

Alla morte piace giocare a scacchi. Non è che possiamo fare una partitina a Street Fighter II? Almeno avrei qualche possibilità di vittoria. :’D

Le premesse affinché ci fosse una qualche storia avvincente c’erano tutte, ma il film preferisce rimanere ancorato alle riflessioni sulla vita e sulla morte (soprattutto sulla morte), che nel contesto di un mondo medievale barbaro, in cui dilagano la peste e fanatismi religiosi, offre un quadro non proprio entusiasmante. Il film è quindi rivolto ad un pubblico intellettuale, che non disdegna un’ambientazione alternativa purché si intavolino interessanti (?) riflessioni esistenziali e religiose. Un film che ho apprezzato per l’accattivante ricostruzione di un medioevo che non si piega alla rappresentazione di situazioni o personaggi irrealistici; ma anche un film che ho trovato eccessivamente angoscioso, pesante e ripetitivo per l’insistenza con cui il tema della morte viene riproposto, con sempre maggior frequenza, fino all’inquietante finale.

Det sjunde inseglet: danza macabra

All’epoca della sua uscita, il film venne acclamato dalla critica. Non c’è da stupirsi, dopotutto tecnicamente è molto ben fatto, gli attori poi sono eccellenti. Ma il tempo passa per tutti e per tutto, e poi non ho mai apprezzato molto i film intellettualistici.

Voto: 6 su 10.

Immagini tratte da: www.morethings.com, www.gonemovies.com, sparksinelectricaljelly.blogspot.com

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